giovedì 12 settembre 2019

"Fear Inoculum" – Tool (Usa)

L’album più atteso dell’ultimo decennio ha un grande pregio e un grande difetto.
Il pregio è di aver tenuto fede ad un’aspettativa di impostazione sonora di altissimo livello. Non solo è registrato con la massima cura (e con una gestazione simile non era possibile diversamente) ma è soprattutto ricercato e bilanciato: non c’è una nota né un suono che non siano stati voluti e calcolati. Serve un ascolto concentrato per non perdere pezzi e sfumature.
Il grande difetto è che con tredici anni una band di questo calibro non ha messo in piedi neanche un briciolo di autentica innovazione.
Hanno sempre spaccato, ma il salto compiuto tra Aenima e Lateralus, quello che ci fece rimanere a bocca aperta fin da subito, stavolta non c’è stato. 
Detto questo, si tratta di un lavoro gigantesco. Dieci tracce suddivise tra brani veri e propri, ognuno dei quali sopra i dieci minuti (anche molto sopra), e composizioni d’atmosfera.
Tra di esse spicca "Invincible", ossessiva e martellante, senza nulla togliere alla title-track e alle altre composizioni lunghe.
Nell’insieme c’è una sorta di richiamo alla psichedelia, sia nella dilatazione temporale che nelle suggestioni acustiche.
Come è sempre accaduto nella storia del gruppo californiano, l’album è un portale che apre all’ascoltatore un immaginario totalizzante e sostanzialmente oscuro, angoscioso. Tuttavia in Fear Inoculum le scelte ritmiche creano anche una proiezione selvaggia, quasi tribale, in questa oscurità. Poco respiro, rare concessioni oltre l’essenziale, una cupezza cerebrale, geometrica, eppure un risultato niente affatto freddo.

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