Il successo del precedente, suo omonimo, suscitava alte aspettative, che questo In your hands rispetta in pieno.
Ovviamente non è in questione la voce della giovane cantante londinese. In questi casi è la produzione che fa la differenza, sostenendo l'artista nella scelta di pezzi all'altezza.
"In your hands" suona benissimo, leggero ed armonico come ci si aspetta da lavori di questo genere.
Fatto strano, proprio il brano scelto come primo singolo "Let it rain" sembra fra quelli più deboli, comunque in (dannosa) controtendenza rispetto allo stile di riferimento.
"Waste of time", "Best packing", "Checkmate" e la particolare "Don't call it love" si collocano un gradino sopra, tra le sedici tracce (già, tante sedici, forse troppe) che compongono il disco.
L'album è disponibile su Spotify.
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