È palese che giudicare un lavoro in studio dopo diciotto anni di silenzio, quale è Sol Invictus dei Faith No More, è molto complicato.
È una band che non ha bisogno di presentazioni, ma di certo e proprio per questo un lasso di tempo così ingente crea enormi aspettative.
Intanto occorre partire dal fatto che dal '98 e per più di un decennio il gruppo come tale non ha svolto alcuna attività musicale. Patton soprattutto si è dedicato ai suoi visionari Mr. Bungle, poi nel 2009 è tornato ad unirsi a Bottom, Gould, Bordin e Hudson per un tour.
Ci sono voluti altri sei anni perché Sol Invictus vedesse le luce, segno in fondo di una grande maturità artistica.
Un album ottimo, eclettico ma molto più che da copione.
Le tracce sono ben eterogenee: si parte con la quieta e corale title-track, che apre al secondo singolo "SuperHero" (che però ha di fatto lanciato la release del lavoro) dal carattere marcatamente metal; segue la folle "Sunny side up" e l'oscura "Separation Anxiety". Più strutturata e complessa "Cone of Shame", probabilmente il picco della pubblicazione.
Non poteva mancare un riferimento forte ai già citati Mr. Bungle, l'improbabile "Rise of the Fall".
Segue l'incubo zombie di "Black Friday" e quello che è stato il primo singolo, risalente addirittura all'autunno dell'anno scorso, "Motherfucker". Le suggestioni del passato confluiscono in "Matador", che riprende la classica tendenza dei FnM a mescolare stili, quasi generi. Un viaggio senza preclusioni che li porta ad arrivare al simil-country della traccia di chiusura, "From the Dead".
L'impatto di Sol Invictus è certamente meno violento dei suoi predecessori, ma anche alcune sonorità sembrano evolute, approdate a una calma solo apparente e comunque ad un approccio totalmente sganciato da logiche di convenienza commerciale.
È possibile ascoltare l'intero lavoro su Spotify.
Nessun commento:
Posta un commento